Vi sono mancate le nostre pagelle piccanti durante la diretta dall’Ariston, vero? La novità è che da quest’anno Indieffusione è entrata a far parte della giuria Radio del Festival di Sanremo e questo compito – che ci gratifica e ci onora – lo abbiamo preso molto seriamente.
Per questo, abbiamo deciso di dedicare la prima serata allo studio del format targato Carlo Conti, all’ascolto delle canzoni in diretta dall’Ariston e al riascolto delle versioni studio per farci un’idea completa della proposta artistica di questa edizione. Ma non preoccupatevi, da questa sera torneremo live dalla Sala Stampa Lucio Dalla di Sanremo.
Tornando alla gara, la sensazione è che quest’anno ci sia in generale un clima di maggiore stanchezza, di pesantezza… non sappiamo neppure spiegarlo ma sembra come se la vita (quella vera), se la sofferenza (quella vera), se le guerre (quelle vere) fossero riuscite a permeare anche la bolla idilliaca che solo la settimana del Festival rappresenta.
Eppure cosa ci sarebbe di più rivoluzionario di una bella canzone? Qual è il miglior rifugio, il porto sicuro, se non la musica? Cosa può donare speranza e una nuova visione della realtà se non persone illuminate capaci di emozionare una platea in ascolto?
Non abbiamo visto niente di tutto questo nella prima puntata di Sanremo 2025.
Eravamo già preparati e consci di non trovare, nell’edizione di Carlo Conti, artisti e canzoni di sensibilizzazione sociale come quelle di Ghali o di Dargen D’Amico, ma non abbiamo ascoltato neppure brani iconici come Tuta Gold di Mahmood, La noia di Angelina Mango, Sinceramente di Annalisa… insomma, gli ascolti premiano il Festival di Sanremo targato Carlo Conti, ma realmente quale canzone del Festival avete fischiettato questa mattina? Noi personalmente nessuna.
Ovviamente, non sono mancate alcune conferme, alcune certezze… ne parleremo dopo.
GAIA – Chiamo io Chiami tu
Un brano che scorre com l’acqua liscia, disseta ma non lascia traccia. Funzionerà bene in Radio e soprattutto su TikTok, ha tutti gli schemi per assecondare la viralità ma è una proposta artistica ultimamente troppo inflazionata per un’artista dal grande talento come Gaia.
FRANCESCO GABBANI – Viva la vita
Brano adatto per i titoli di coda.
RKOMI – Il ritmo delle cose
Il brano è sicuramente più apprezzabile nella versione studio che nell’esibizione live (di questa prima serata), ma lo troviamo incompleto dal punto di vista dell’esposizione e della narrazione emotiva. È come se la scrittura stesse per arrivare al fulcro del discorso ma manca una vera e propria sintesi emozionale. Mirko ha un buon appeal e un evidente fascino seduttivo ma è un’arma comunicativa che va utilizzata bene. Da rivedere.
NOEMI – Se t’innamori muori
Il contrario esatto di Rkomi, meglio la versione live di quella studio.
Questo è unicamente attribuibile alla grande qualità vocale e alla personalità artistica di Noemi, che potrebbe cantare qualsiasi cosa rendendola “soul” ma bisogna dirlo a gran voce, l’esercizio di stile (soul) è una cosa, cantare con l’anima (soul) è un’altra cosa.
Noemi, secondo noi, ha bisogno di coraggio, coraggio di cambiare musicalmente rotta; smettere di inseguire e cominciare a tracciare un nuovo solco, unico come il suo potenziale.
IRAMA – Lentamente
In questo brano sembra Kekko dei Modà che canta dopo un’intervento ai denti. Non per timbro vocale ma per scrittura (soprattutto del ritornello).
Il potenziale di Irama non è descrivibile ma bisogna alleggerire, sono anni che lo diciamo.
COMA_COSE – Cuoricini
Abbiamo tanta, tanta nostalgia dei vecchi Coma_Cose. Facciamo fatica anche solo a riascoltare il brano proposto in questa edizione del Festival. Troppo facile etichettarli come i giovani Ricchi e Poveri… noi questa deriva la stiamo vivendo proprio male, come un vero e proprio tradimento di quel poco che rimane del movimento indie. Li preferivamo quando erano più Poveri che Ricchi.
SIMONE CRISTICCHI – Quando sarai piccola
Vi ricordate delle eccezioni di cui parlavamo sopra? Ecco, Cristicchi è una delle poche di questo Festival. Saper raccontare con tanta intensità qualcosa che ti travolge, ti sconvolge e saperlo tradurre in un racconto poetico, di cura, attenzione e celebrazione è materia che solo un vero artista sa maneggiare ed è sicuramente ciò di cui questa umanità ha bisogno. Brano fuori concorso, talmente intenso da perdonare un’esecuzione tecnicamente non proprio ineccepibile.
MARCELLA BELLA – Pelle diamante
Qui c’è sicuramente lo zampino degli autori di Sanremo25 perché dopo un’esibizione intensa e ipnotica come quella di Cristicchi bisognava trovare un modo per tornare alla realtà. Ecco, non poteva esserci nulla di meglio del brano di Marcella Bella. Abbiamo una gran voglia di dimenticare.
ACHILLE LAURO – Incoscienti giovani
Lauro è sicuramente un artista che riesce a far parlare di se e non solo per il look ma, davvero, non comprendiamo le sue scelte discografiche. Se avesse pubblicato prima questo brano, presentandosi a Sanremo25 con Amore Disperato, avrebbe davvero rischiato di vincerlo questo Festival.
GIORGIA – La cura per me
Giorgia è una fuoriclasse e, probabilmente, sarà lei la vincitrice di questo Festival; lo merita lei, lo merita la sua carriera e, in un contesto con un livello generale così basso in termini di canzoni, sembra dire “sono in missione per conto di Dio” (senza riferimenti Trumpiani & co.). È innegabile però che l’inciso ricordi in modo spudorato “La sera dei miracoli” di Lucio Dalla. Forse per questo suona già come un capolavoro.
WILLIE PEYOTE – Grazie ma no grazie
In una scaletta come questa Willie Peyote suona come quando ad una festa e morti di sonno parte un pezzo dei Jamiroquai. Anche l’orchestra ringrazia.
Al di fuori del contesto sanremese ha fatto sicuramente di meglio ma dobbiamo comunque dirgli “Grazie ma no grazie”.
ROSE VILLAIN – fuorilegge
Di fuorilegge troviamo ci sia solo l’abbinamento dell’abito con il colore dei suoi capelli. Il brano è confuso, ha una stesura faticosa da memorizzare, da seguire e ne risente in termini di memorabilità. L’unica cosa che rimane è il pattern dell’inciso che è indubbiamente stiloso.
OLLY – Balorda Nostalgia
Per molti il vincitore annunciato di Sanremo25, non delude le aspettative in termini di presenza, di capacità di vivere con intensità il palco dell’Ariston. Olly è genuino e vero ed ha una capacità di poter raccontare con semplicità (non banalità) le emozioni della sua generazione. Sarà sicuramente tra i più passati in Radio, sulle piattaforme e sui social ma personalmente lo preferiamo sugli UpTempo.
ELODIE – Dimenticarsi alle 7
Lei è un’artista con un’enorme presenza e carattere. Il brano non è certamente brutto ma neppure memorabile, è lì che fluttua senza mai sedimentare. Quando hai una potere magnetico come quello di Elodie bisogna sfruttare l’opportunità comunicativa che ne nasce, e questo brano non ci riesce proprio eccetto per il pattern ritmico + contrappunto di synth dell’inciso (dove dice dimenticarsi alle 7) che è l’unico punto del brano che ci riporta alla migliore Elodie.
SHABLO – La mia parola (feat. Gue, Joshua, Tormento)
Ti piace vincere facile ma siamo sicuri che questa sia la giusta scena per una proposta artistica del genere? Non crediamo che interessi a nessuno, a loro per primi.
MASSIMO RANIERI – Tra le mani un cuore
Solo tanto rispetto per un artista come Ranieri, nel balance complessivo della scaletta ci sta e, a differenza di altri esperimenti, questo risulta rispettoso della sua grande carriera.
TONY EFFE – Damme ‘na mano
Più che una mano qui ci vorrebbe una spinta.
Sono settimane che sentiamo parlare di un brano alla “Califano” o addirittura alla “Manfredi”.
Niente di tutto questo. Forse possiamo lanciarla lì, un brano alla Tonino Carotone che non ce l’ha fatta.
Non è una critica al “personaggio” Tony Effe, nè all’utilizzo o meno dell’autotune in un brano che sa di canzone popolare… ma dall’assoluta mancanza di una vera e propria consapevolezza artistica al di fuori del personaggio.
SERENA BRANCALE – Anema e Core
Serena sta surfando sull’onda di Baccalà, e fa bene… onestamente non ci aspettavamo niente di diverso da lei anche se bisogna essere onesti… questo brano non replicherà la viralità del precedente. E poi che facciamo?
BRUNORI SAS – L’albero delle noci
Sicuramente non è tra i migliori brani di Dario ma in un contesto come questo suona come un miracolo. Indubbiamente c’è un forte richiamo alla scuola cantautorale di De Gregori & Co. Ma la produzione di Riccardo Sinigallia (cha ha tutta la nostra stima da sempre) aggiorna la tradizione e la proietta verso il futuro… e oltre.
MODÀ – Non ti dimentico
Cantano i Modà. Per chi ha seguito e amato questo progetto fin dall’inizio troverà in questo brano i migliori Modà, quelli di una volta, e che nonostante tutto… sono ancora qui, insieme.
CLARA – Febbre
Se questo brano lo avesse cantato Elodie sarebbe entrato sicuramente nella Top 5 di questa prima serata (e non solo). Senza nulla togliere a Clara che sta dimostrando di essere un’artista interessante, preparata, attenta, sensibile e in assoluta crescita. Si posizionerà bene nella classifica generale, ne siamo certi.
LUCIO CORSI – Volevo essere un duro
Lui è la vera rivelazione di questo Festival (soprattutto per chi non lo conosceva prima – e ho scoperto essere troppi).
Quando l’intera scena musicale va in un’unica direzione, andare contro tendenza può essere una chiave per lasciare un segno indelebile. Non vincerà il Festival ma, in termini di carriera, questa opportunità avvicinerà molte persone alla sua produzione, ai suoi concerti (già numerosi e seguiti) e alla sua capacità innata di essere un artista vero che sa creare connessioni con il proprio pubblico. Merce rara ultimamente.
FEDEZ – Battito
Cercando (a fatica) di andare oltre al gossip, al chiacchiericcio relativo alla sua vita privata bisogna dire che musicalmente Federico ha pubblicato molti brani interessanti negli ultimi anni, ci riferiamo alla sua produzione. E questo brano non è da meno. L’esecuzione non è il massimo, c’è molta rigidità che amplifica il senso di angoscia e tormento che il brano manifesta. Non molto adatto al contesto ma sicuramente degno di nota.
BRESH – La tana del granchio
Un brano che non ha un grande carattere però regala 3 minuti e 29 secondi piacevoli, senza troppe pretese. Così, passa, ma quando ci stai dentro non è proprio male.
SARAH TOSCANO – Amarcord
Semplicemente tutto troppo presto senza ancora aver avuto la capacità di sviluppare un’idea artistica credibile e soprattutto chiara, comprensibile. Sembra una versione velocizzata di Storie brevi di Annalisa e Tananai con una spruzzatina retrò che non convince del tutto. Forse cantata da Emma…
JOAN THIELE – Eco
Una conferma. Lei è incredibilmente brava, credibile, performante e comunicativa sul palco. Anche lei – nonostante la giovane età – viene da lontano e si sente. Si piazzerà bene ma sopratutto questa esperienza potrà ampliare la sua platea. E se lo merita!
ROCCO HUNT – Mille vote ancora
Rocco Hunt è uno che di strada ne ha fatta e sicuramente conserva un bagaglio di storie da raccontare, di vita vera, vissuta. Rocco è attento alla scena, alla nuova scena, e non è una cosa scontata. Però come tutte le cose, quando vengono ripetute troppo volte si diventa assuefatti e si perde il senso, si ascolta ma non si memorizza.
FRANCESCA MICHIELIN – Fango in paradiso
La sensazione che abbiamo è come se nella scrittura John Legend di All of me (nella strofa) incontrasse Anna Tatangelo (nel ritornello) creando un Mix micidiale che dice tutto e non dice niente. Occasione sprecata.
THE KOLORS – Tu con chi fai l’amore
Praticamente è come quando vai su Suno e chiedi all’AI di scrivere un brano in stile The Kolors.
Però usi la versione gratuita e ti devi accontentare.