Sanremo 2025 Pagelle Terza Serata: tra acuti e tonfi

Pagelle Terza Serata Sanremo 2025

Dopo le prime due serate, il Festival di Sanremo 2025 ha proseguito con il suo terzo appuntamento, presentando il secondo ascolto degli ultimi 14 brani in gara, tra conferme e qualche sorpresa.  

Se alcuni hanno rafforzato la loro posizione con performance convincenti, altri hanno mostrato fragilità che potrebbero pesare nella classifica finale. Tra interpretazioni carismatiche, vocalità potenti e alcuni brani destinati a rimanere impressi più di altri, la serata ha confermato il carattere sempre più trasversale del Festival. 

 

CLARA “Febbre” – Il brano è potente, la sua vocalità lo esalta alla perfezione e l’esibizione è solida e convincente. Funzionerà, sia sul palco del Festival che nell’airplay, su questo non abbiamo dubbi. Ora serve solo un passo in più: aumentare la percezione artistica. Clara ha tutte le carte in regola per lasciare il segno nella scena italiana, deve solo prendersi lo spazio che merita.

BRUNORI SAS “
L’albero delle noci” – Poetico, intenso, maturo. Una carezza all’anima. Brunori è in stato di grazia, e lo dimostra portando a Sanremo non solo un brano, ma un intero immaginario che gli appartiene. Nessun compromesso, solo pura essenza artistica. E secondo noi, il podio è un’opzione più che concreta.


SARAH TOSCANO “
Amarcord”– Sarah ha sicuramente del potenziale, ma a nostro avviso la sua identità artistica è ancora in fase di definizione. La vocalità, pur promettente, necessita di maggiore consolidamento, così come la direzione artistica, che appare ancora poco chiara. È fondamentale che possa fare esperienza e crescere attraverso il tempo, trovando un equilibrio tra espressività e personalità musicale. È positivo che il suo team creda in lei e la supporti: un percorso mirato di sviluppo artistico potrebbe aiutarla a rafforzare la propria identità e a maturare con maggiore consapevolezza.


MASSIMO RANIERI “
Tra le mani un cuore”– Artista di grande spessore e con un background solido. La sua teatralità, la preparazione vocale e la capacità comunicativa restano elementi distintivi che meritano rispetto e ammirazione. Pur non essendo questo un brano tra i migliori che ha interpretato, conferma comunque la sua cifra artistica e la padronanza del mestiere.


JOAN THIELE “Eco” – Stile, classe e una forte identità artistica. La sua vocalità è immediatamente riconoscibile: sensuale, pungente e graffiante, con un timbro che cattura e comunica con intensità. Si muove con naturalezza all’interno della nuova scena musicale italiana, riuscendo a mantenere una cifra distintiva che la rende unica e fuori dal comune.

SHABLO “
La mia parola (feat. Gue, Joshua, Tormento)” – Il brano ha un sound interessante, con un’impronta old school, street e ruvida, chiaramente ispirata a sonorità d’oltreoceano. La produzione è solida e, con l’apporto di tre fuoriclasse del flow, il risultato è efficace. Resta il dubbio su quanto il palco di Sanremo possa essere il contesto ideale per questo genere, anche nel 2025, ma il brano si posiziona comunque con coerenza nel panorama urban.


NOEMI “
Se t’innamori muori”– Una voce potente che meriterebbe uno spazio espressivo più ampio. Il brano, pur ben costruito, sembra limitarne il reale potenziale emotivo, portandola a forzare l’interpretazione più del necessario. La sensazione è che la sua vocalità abbia bisogno di un contesto più adatto per esprimersi al meglio, senza costrizioni che rischiano di smorzarne la naturale intensità. 

OLLY Balorda Nostalgia” – Con uno stile essenziale riesce a trasmettere molto, dimostrando che l’autenticità può essere una forza straordinaria. La sua capacità di comunicare in modo diretto e spontaneo crea una connessione profonda con il pubblico. Non si tratta di una semplicità priva di contenuto, ma di un approccio genuino che lo rende immediatamente riconoscibile. Il suo percorso artistico trasmette entusiasmo e gratitudine, elementi che contribuiscono al forte legame con chi lo ascolta.

COMA_COSE “Cuoricini” – Un duo capace di parlare a diverse generazioni, dai più piccoli agli adulti, con un linguaggio immediato ma mai banale. Questo brano ha tutte le carte in regola per diventare uno dei più ricordati e condivisi del Festival, indipendentemente dal risultato finale. La sua forte potenzialità popolare funziona come un cavallo di Troia, veicolando un messaggio più profondo di quanto possa sembrare a un primo ascolto. Resta forse un po’ di nostalgia per la poesia dei loro esordi, ma l’efficacia comunicativa resta intatta.


MODÀ “
Non ti dimentico” – I Modà restano fedeli a se stessi, con un brano che richiama le sonorità e le emozioni dei loro successi passati. Per i fan della band, sarà un ritorno familiare e rassicurante, soprattutto dopo un periodo in cui l’ispirazione sembrava affievolita. Il pezzo li riporta a fuoco, anche se, in questa esibizione, Kekko è apparso vocalmente un po’ rigido e meno musicale del solito.


TONY EFFE “
Damme ‘na mano” – L’esibizione non è riuscita a lasciare un segno forte. Il brano richiama vagamente la tradizione della canzone romanesca, ma senza la visceralità e la teatralità necessarie per renderlo davvero incisivo. In bocca a Tony Effe suona quasi anacronistico, senza trovare una sintesi efficace tra il suo stile e l’anima del pezzo. Un’occasione mancata.


IRAMA “
Lentamente” – Con la sua intensità vocale e fisica, Irama ha la capacità di trasformare le emozioni in qualcosa di tangibile, portando una visione unica ai sentimenti che racconta. È un fuoriclasse e da lui ci si aspetta sempre qualcosa di straordinario. Tuttavia, questo brano sembra trattenersi, senza mai esplodere davvero dal punto di vista emotivo. Come il magma di un vulcano che ribolle senza mai eruttare, rimane ancorato a un unico sentimento, senza quel guizzo che lo farebbe decollare completamente.


GABBANI 
Viva la vita” – Artista apprezzato sia dal pubblico che dalla critica, ma questo brano, pur ben costruito, non riesce a lasciare un segno forte. In precedenza lo abbiamo definito adatto ai titoli di coda, non per sminuirlo, ma per sottolinearne la natura più riflessiva e meno impattante rispetto ai suoi lavori più incisivi. Un pezzo che scorre con eleganza, ma senza quella scintilla che lo renderebbe memorabile.


GAIA “
Chiamo io Chiami tu” – Dopo aver aperto la prima serata, chiude questa con una ventata di energia e dinamismo. Il brano è ben costruito, stiloso e curato sia nel sound che nella struttura, risultando efficace nel contesto del Festival. Tuttavia, Gaia fatica a farlo davvero suo, mancando quel tocco personale che lo renderebbe unico e riconoscibile. Forse è un pezzo troppo “easy” per un’artista con il suo talento, che avrebbe potuto osare di più per valorizzare la sua vera identità musicale che ancora fatichiamo a identificare in modo chiaro.

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