Meazza, giovane cantautore, da alla luce il suo primo singolo “StrXXXo”, prodotto da Ioska Versari e distribuito da Artist First. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare il suo esordio discografico nella scena musicale milanese.
Meazza è nato a Milano 25 anni fa. Ha iniziato giovanissimo a scrivere e cantare pezzi hip-hop, per poi modificarne i beat e cercare la sua dimensione più autentica nell’it-pop.
“STRxxxO” è il suo primo singolo, disponibile dal 6 marzo su tutte le piattaforme digitali, prodotto da Ioska Versari e distribuito da Artist First.
La scrittura di Meazza è semplice ma profonda: testi intimisti, narrativi, a sprazzi poetici, uniti a sonorità di musicalità immediata. Con il suo stesso nome e un ammaliante indie-pop/cantautorale, Meazza reclama il suo posto nella scena musicale milanese. E conquista spazi sui social network in modo da farsi ricordare senza ambiguità: @meazzacomelostadio.
Ciao. Meazza come lo stadio. Quindi il nome è un tributo alla tua città?
Ciao! Certamente, il Meazza è un simbolo storico della mia città, a cui sono molto legato. Ma soprattutto rappresenta le mie due grandi passioni: Il calcio e la musica. Quando ero in cerca del mio nome d’arte ho trovato nella libreria di casa un libro con tutti i nomi dei giocatori della storia dell’Inter, l’ho sfogliato e ho letto “Peppino Meazza”. Non ho avuto dubbi.
Come nasce la tua passione per la musica?
Da sempre. Ho ricordi che risalgono a fine anni 90 dove canticchiavo parti inventate della sigla di Dragonball Z. Nel 2000 mio fratello chitarrista mi ha regalato la prima chitarra e mi ha insegnato qualche accordo. Ho sempre scritto brani ma non li registravo. Invece, con l’arrivo di Youtube e le prime DAW, ho iniziato a fare rap con un collettivo tra Milano e Como. Registravamo tutto in casa.
Il 6 marzo è uscito il tuo singolo d’esordio “STRxxxO”. Come nasce il brano e di cosa parla?
Il brano è nato un sabato notte alle 4, dopo aver scritto l’ultimo messaggio di chiusura ad una mia ex. Ho scritto il brano di getto in circa 10 minuti e dopo mi sono sentito una persona diversa, è stata una liberazione. Per me rappresenta tutto ciò che fino a quel momento non ero stato in grado di esprimere nel rapporto.
Uscirà anche un videoclip?
Si, è tra i nostri obiettivi.
Il singolo è prodotto da Ioska Versari, che abbiamo conosciuto nelle ultime edizioni di X-Factor nella veste di producer, accanto a Mara Maionchi. Come nasce la vostra collaborazione?
È una storia molto curiosa. Una sera guardando X-Factor con mia madre abbiamo sentito Mara Maionchi annunciare il nome del produttore dell’inedito di Leo Gassman: Ioska Versari. È un nome decisamente poco diffuso e mia madre mi ha raccontato che lei e mio padre, negli anni 70 vivevano in una casa comune a Roma con degli amici che avevano un figlio di 2-3 anni che si chiamava così e giocava con mio fratello maggiore. Ho scritto a Ioska raccontandogli questo aneddoto e mandandogli alcuni brani del mio progetto. Ci siamo visti per un caffé e ci siamo trovati molto bene a livello umano e artistico. Oggi, oltre che collaboratori, siamo buoni amici.
Raccontaci come si è svolto il vostro lavoro in studio sul brano.
Il brano, precedentemente alla collaborazione con Ioska, era stato pensato con delle sonorità a cavallo tra il rap oldschool e la trap. Ioska mi ha proposto di rivedere la struttura armonica perché, a suo avviso, avrebbe reso meglio con una veste pop. Così abbiamo passato numerose sessioni in studio a lavorare su questo e sull’interpretazione del brano. Fino ad ottenere un risultato che fosse a fuoco e che potesse soddisfare entrambi, per poter registrare in seguito.
I tuoi primi ascolti si riferiscono, appunto, all’hip-hop per poi approdare ad una scrittura che ha una direzione più it-pop, come possiamo ascoltare dal tuo nuovo singolo. Quali sono stati i passi che ti hanno portato a questa svolta?
Sicuramente, in parte, la maturità anagrafica. Con il passare degli anni ho sentito la naturale necessità di avvicinarmi a questo tipo di musica. Ho comunque sempre avuto un approccio eclettico alla musica. Quello che senti è la sintesi dei mondi che ho dentro e della mia maturazione artistica.
L’it-pop che fa da padrone nel brano è comunque accompagnato da queste sonorità alla Portishead che, grazie all’utilizzo degli archi, creano un’atmosfera intima ed elegante. Questa impronta fa parte dei tuoi ascolti?
Come ti dicevo ascolto di tutto: dal grunge alla dance, dal cantautorato al rap fino alla classica. Comunque è certo che i miei ascolti in fase di scrittura possano influenzare il risultato finale.
Quali sono le situazioni che ti influenzano maggiormente in ambito musicale?
Se per influenzare intendi ciò che mi porta a scrivere e comporre allora ti rispondo: tutto ciò che mi crea la necessità di comunicare cose che altrimenti non posso o non riesco a dire. Le incomprensioni e le delusioni, i sentimenti forti. La musica per me è uno sfogo, la mia psicologa. E quando scrivo sto meglio.
Stai preparando altri brani, nel frattempo, che andranno a comporre un ep o un disco?
Continuo a scrivere e abbiamo pronte un sacco di belle bombette a mano. Quindi stay tuned!
In questi giorni in cui, purtroppo, l’argomento Coronavirus regna sovrano, l’Italia, a partire proprio dalla tua città in primis, si è dovuta fermare. Come stai impegnando il tempo libero a tua disposizione?
Inizialmente avevo preso sottogamba il problema e continuavo ad uscire anche se, magari, con qualche leggera limitazione come evitare luoghi eccessivamente affollati. In questi ultimi giorni, invece, mi sono chiuso in casa. Scrivo e lavoro alla promo del singolo. E’ fondamentale che ognuno faccia la propria parte, perché solo uniti possiamo sconfiggere questa brutta minaccia. Stiamo a casa!