Lady Depth, è una rapper romana di 23 anni con tre album finora pubblicati, l’ultimo dei quali Giardino Di Stelle uscito a fine 2016 e ora in procinto di essere seguito da un nuovo EP in lavorazione. Qui l’intervista di Valerio Di Marco.
Signora Profondità. Lei è Paola Vassallo, in arte Lady Depth, ed è una rapper romana di 23 anni che un bel giorno ha deciso di posare penna e agendina su cui annotava pensieri e parole e prendere in mano il microfono per portare tutto in musica. Un approccio DIY che si è materializzato in tre album finora pubblicati, l’ultimo dei quali Giardino Di Stelle uscito a fine 2016 e ora in procinto di essere seguito da un nuovo EP in lavorazione. L’abbiamo intervistata e ce ne ha raccontate di belle.
Allora Paola, com’è nata l’idea del tuo progetto musicale ?
Ho sempre pensato che ognuno di noi è nato per un motivo, non uno qualsiasi. Ognuno di noi ha il suo compito da portare a termine, la propria passione da far emergere, una fiamma da tenere viva.
Io ho trovato la mia quando avevo 16 anni, il rap ha completamente stravolto, riavvolto la mia vita. E’ stata una rinascita. Mi ha salvata negli anni dell’adolescenza dove essere capita era la cosa più importante, e nella musica ho sempre trovato il mio appiglio, il rap, è stato il mio migliore amico. Sentivo il bisogno di farlo, scrivevo ma era la penna a scrivere di me. Si tratta della necessità di comunicare qualcosa che è più grande di te a volte, e capita che tu riesca a farlo unicamente in quel modo: attraverso una canzone. La volontà, la determinazione, l’arroganza di voler cambiare il mondo, di volerlo rendere un posto migliore, e prima di tutto iniziare dalle persone. La musica ha un potere enorme, e se credi in ciò che comunichi, il messaggio arriva per forza.
Quali band o artisti ti hanno ispirata ?
Ho scoperto il rap con Fabri Fibra, quando ormai il suo esordio aveva raggiunto radio, tv e riviste. Da lì è iniziata la mia ricerca di artisti all’interno di quell’ambiente, così grande quanto piccolo, se penso agli artisti che veramente valgono per me. Bassi Maestro, è stato il mio punto fermo. Nesli, il mio compagno di banco in cuffia nelle ore di lezione a scuola. Mondo Marcio, Ghemon, Mistaman, Rancore, Stokka & Madbuddy, Mecna, Brokenspeakers…Diciamo che questi elencati sono i rapper a cui mi sono sentita più vicina. Ma la scena è talmente vasta che sarebbe impossibile ricordarli tutti.
Hai iniziato molto giovane a scrivere e poi hai deciso di mettere tutto in note. Immagino ci sia differenza tra lo scrivere per scrivere e il concepire un testo in funzione del pentagramma.
Cambia tutto. Ci ho dovuto lavorare molto poiché non ero abituata ad avere limiti tecnici sulla lunghezza delle frasi. Era simpatico perché all’inizio scrivevo delle barre così lunghe che avrei potuto fare una strofa usandone solo 4. Invece quando inizi a capire che per ogni strofa ci sono 16 barre, si innesca tutt’altro meccanismo, soprattutto perché devi andare a tempo. Non mi ha mai insegnato nessuno come si facesse, ascoltavo i più bravi e provavo i miei pezzi, ricevendo feedback dai brani che pubblicavo online. Ci ho messo un pò a capire cosa volesse dire ’andare a tempo’, avevo una visione molto astratta della questione. Ora, è quasi un gioco.
Non c’è dubbio che in un panorama italiano desolante per l’hip-hop come quello attuale, affollato di fenomeni da baraccone da una condivisione sui social e via, i tuoi testi vadano più in profondità (nomen omen…) e affrontino tematiche scomode o comunque che fanno riflettere. Come nascono, da esperienze vissute o dall’osservazione del mondo circostante ?
Nei miei testi trovate tutto ciò che sono io, tutto ciò che ho vissuto. E’ inevitabile parlare anche del mondo circostante dato che i rapporti umani solo alla base.
Detto dei testi, come curi invece la parte musicale, fai tutto da sola ?
Per quanto riguarda i beats, ahimè, non sono anche una producer. All’inizio scaricavo da Youtube strumentali americane o qualsiasi strumentale mi piacesse senza alcun minimo pensiero. Ad oggi ho capito l’importanza di avere produzioni inedite. Qualche beat me lo produce un ragazzo che ho conosciuto anni fa, Dj Bews, è molto bravo e si crea subito l’intesa giusta per un ottimo beat. Invece altre strumentali ho modo di comprarle su Soundclick.
Da buon “artigiana” della musica sono pronto a scommettere che cerchi sempre di migliorarti. C’è qualche aspetto del tuo bagaglio tecnico che ritieni di dover ancora mettere a punto ?
Il flow. E’ una cosa importante nel rap, e credo sia una parte su cui devo ancora lavorare bene, per rendere più fluido, alternato e movimentato il brano, non bisogna mai far annoiare chi ascolta.
Far convivere l’attività di musicista con il lavoro e tutto il resto è difficile, e a volte può capitare che il sogno di sfondare si scontri con la dura realtà. Saranno capitati sicuramente anche a te momenti di scoraggiamento in cui hai pensato che non ne valesse la pena.
Quando ho iniziato a fare rap, ho iniziato a farlo per me. E’ una cosa che mi fa stare bene, mi rende viva, mi rende migliore, e anche se non dovessi mai avere successo non smetterò di farlo. E’ ovvio che miro a renderlo un lavoro, sarebbe il mio sogno riuscire a vivere solo di questo, e vorrebbe dire allo stesso tempo che le persone che mi ascoltano sanno che ciò che dico è vero, il sentimento che c’è dietro, arriva. Questo significherebbe per me riuscire nella mia missione, far arrivare il messaggio, emozionare le persone, fargli capire che non sono sole per qualsiasi cosa stiano passando, io ci sono attraverso le mie canzoni, anche se non le conosco personalmente, mi piace vederla così.
Per farti conoscere ti affidi ovviamente agli strumenti della Rete, tipo album in free download e video su Youtube, tutte cose che fino a poco tempo fa sarebbero state impensabili. Hai mai immaginato come sarebbe stato barcamenarsi in quest’attività se fossi nata vent’anni prima ?
Ci ho pensato spesso, ai rapper della “old school” quando raccontano dei loro tempi, di quanto era difficile far sentire anche solo una canzone ad altri, e di quanto sia facile oggi scaricare un album di un artista dell’altra parte del mondo. Sarebbe stato difficile, ma avrei costruito passo dopo passo il mio sentiero, ovunque mi avrebbe portata.
Magari è un luogo comune, ma ho sempre avuto del rap l’idea di un mondo in cui tra artisti ci si fa la guerra l’uno con l’altro. Quando vedi i tuoi colleghi emergenti sul palco o ascolti i loro dischi, la prima cosa che ti scatta in testa è la competizione o la possibilità di “rubare” qualche segreto per migliorarsi ?
La mia visione di hip-hop è fratellanza. Non sono molto competitiva, a me piace fare il mio, magari in parallelo a te, ma senza intaccare nessuno, lasciando lo spazio ad ognuno. Quando ci sono dei contest, dei live in cui ci sono altri ragazzi emergenti è sempre bello esserci o partecipare, in quanto puoi avere uno scambio di opinioni, metterti a confronto con persone totalmente differenti da te e capire appunto questo: ognuno è diverso e allo stesso tempo ognuno ha la sua diversa strada da seguire. Non ha mai portato nulla di buono farsi guerra o provare invidia per ciò che ha lui ora, magari ciò che avrai tu domani non sarà minimamente paragonabile a ciò che aveva lui ieri, bisogna solo aspettare.
Il tuo terzo e allo stato attuale ultimo album risale a fine 2016. Stai già lavorando al successore ?
Non si è mai fermi, chi si ferma è perduto. Sto lavorando a dei singoli, che credo raggrupperò all’interno di un EP, sto ancora studiando come farli uscire.
Quando e dove potremo vederti dal vivo ?
Capita ogni tanto che faccia dei live in un locale appena fuori Roma, si chiama Mind The Flow. Partecipo a contest live sparsi per tutta Roma, non ho ancora richieste da parte di locali importanti, diciamo. Se volete essere aggiornati sui miei live non potete non mettere like alla pagina ufficiale, https://www.facebook.com/ladydepthofficial/, segnerò lì tutte le date e info utili.
(di Valerio Di Marco)
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