Sat Nam: l’identità della verità de Le Mura

Le Mura

Il 17 Febbraio 2017 è uscito il primo disco de Le Mura, intitolato “Sat Nam“, e pubblicato da Maciste Dischi. Noi abbiamo raggiunto al telefono Andrea Imperi, il cantante del gruppo, che ci ha svelato che il disco è pieno di spunti filosofici… qui di seguito l’intervista!

Le Mura

Un disco crudo e passionale in cui vigoroso appeal rock trova un interessante punto d’incontro con il nuovo cantautorato italiano. Dove le parole spesso allucinate di Andrea Imperi, voce della band, sposano un sound psichedelico e visionario.Ad impreziosire l’album vi saranno i featuring con Roberto Dell’Era (Afterhours, The Winstons) Lino Gitto (The Winstons, Dellera). Sat Namd è stato prodotto da Ettore Ette Gilardoni per Maciste Dischi.

Le Mura nascono a Roma nel 2011. Con gli ep “Tutto è Oltre” (autoprodotto) e “Ah! Ah!” (La zona) iniziano a farsi notare esibendosi nei principali club della scena romana, collezionando numerose aperture live per nomi nazionali e internazionali tra i quali spiccano Il Teatro degli Orrori, Giuda, Gli Statuto, Dellera (Afterhours, The Winstons), Il Muro del Canto, Band Of Skulls e Is Tropical. Da Febbraio 2017 la band è in tour con Asap Arts.

 

Ecco la nostra intervista ad Andrea Imperi, cantante de Le Mura!

Le Mura

Ciao Andrea, per cominciare mi racconti come è nato il nome “Le Mura”?

“Le Mura” è nato da un sogno ricorrente che facevo io, in cui c’era un muro enorme e invalicabile e dall’altra parte pareva ci fosse una festa alla quale però non si riusciva ad accedere. Non capivo quale fosse il dentro e quale il fuori… allora l’abbiamo usato per il gruppo e anche la prima canzone si chiamava proprio “Le Mura”.

Invece cosa c’è dietro al titolo così emblematico dell’album, “Sat Nam”?

Dietro c’è il mio tentativo di far parte di diversi gruppi meditativi… ho provato per un periodo, ho conosciuto persone interessanti, alcune psicopatiche totali e altre che avevano davvero qualcosa da dire. Ci sembrava simpatico, per noi che siamo tutt’altro che rilassati, portare l’attenzione verso questo. “Sat Nam” significa “identità della verità” e noi più di altro siamo sinceri. Il disco lo abbiamo registrato tutto suonando, senza computer, anche in questo senso siamo stati sinceri, ci stava bene. Anche il singolo che è uscito “Che cazzo mi frega” è un tentativo di rendere lo yoga una cosa più urbana, per tutti!

E cosa c’entra il seno nella copertina del disco?

Quando ce l’hanno proposta eravamo un po’ dubbiosi… quando si fa parte di una situazione rock i grafici pensano sempre a cose aggressive e già viste. Il seno invece è una cosa che piace a tutti, anche le donne guardano quello delle altre tra l’altro. E poi è una parte del corpo generativa, che ha dato da mangiare a tutti noi, siamo tutti legati al seno femminile anche se non ce lo ricordiamo.

Io ho pensato fosse un richiamo ai frequenti riferimenti alle donne nei testi…

Sì, me ne sono accorto dopo, lo dicono in tanti che sembra abbia un’ossessione per la donna! Infatti devo farmi due domande! [Ride] Sicuramente quando scrivi escono fuori tutti gli inghippi psicologici che hai e evidentemente i miei rapporti con l’altro sesso non sono stati tanto facili…

In “Tilt” a un certo punto dici “i fiori del male”. Io personalmente ho pensato subito a Baudelaire. Avevi in mente Baudelaire, lo hai letto, o non c’entra?

È una citazione casuale. Conosco Baudelaire ma quando scrivo non penso a nessun altro. Forse pensavo più ai “Bad Seeds”, il gruppo di Nick Cave. Il senso era che se semini un seme malato quello ti cresce allo stesso modo, il problema c’è già dal principio. Poi certo appena l’ho scritto ho pensato anche al richiamo a Baudelaire ma l’ho lasciato così.

Visto che l’abbiamo citato, ti senti come Baudelaire un po’ poeta maledetto?

Cerco di evitare di sentirmi così, è molto pericoloso sentirsi poeta maledetto. Preferirei essere un simpatico poeta, e già dire “poeta” è tanto.

Colgo della filosofia nei testi… c’è qualche lettura che ti ha ispirato?

Sì, all’inizio è nato tutto per Umberto Galimberti, che è uno psicoterapeuta, filosofo e antropologo. Ho letto dei suoi libri, in particolare “L’ospite inquietante”, che parla del nichilismo tra i giovani, e partendo da lì ho cercato una consapevolezza in più sulla nostra pazzia. Viviamo tutti nello stesso acquario, il mondo lo respiriamo tutti e l’idea è che non sia più il singolo individuo ad ammalarsi ma siamo tutti bombardati dagli stessi stimoli.

C’è  un’esperienza dei live che vi ha segnato particolarmente?

Io parlo per me ovviamente, e dico che più che i live su palchi importanti mi ha segnato una cosa che ho capito una volta. Da ragazzino ero molto timido, non mi piaceva tanto l’idea di andare sul palco, mi coprivo con il cappello e mi sono dovuto sempre fare tanta forza fino a sembrare quasi aggressivo. Mi ricordo in particolare una sera in cui mi ero lasciato andare con chitarra e voce, e lì capii che non c’era bisogno di fare il rocker ma che le persone vedono come ti muovi, se sei sincero, se ci metti il cuore. Sembra una cosa scontata, ma è la verità, se fai il cantante è questo ciò che conta.

Il vostro progetto è nato già da diversi anni ma solo ora siete usciti col primo disco, che è successo nel mentre?

Ci sono stati sia litigi, incertezze, pigrizia, sia il fatto che mi ero rotto la mano, sia che abbiamo cambiato etichetta. I pezzi di questo disco erano già stati scritti anni fa, erano perfetti per uscire in quel periodo in cui sono stati composti. Oggi due mesi di musica sono come due anni negli anni Settanta, cambia tutto, cambiano le mode, i riferimenti… Però ce ne siamo fregati del marketing e abbiamo deciso di seguire la nostra strada come sempre.

E ora che cosa state facendo?

Adesso stiamo lavorando su nuovi brani, ma non faremo un’altra uscita troppo a breve, la faremo più omogenea e mirata. In questo disco invece si sente ancora il conflitto band/cantautore, ma ora vogliamo prendere una direzione più chiara. Abbiamo sempre avuto tante idee e tanto materiale per i testi, ma ovviamente essendo una band abbiamo spesso delle divergenze sulla musica. Adesso però sembra che abbiamo trovato una linea comune!

Tracklist:

1.Tutto mi sta portando a te

2.Tilt

3.La donna giusta (feat. Roberto Dell’Era)

4.Tapis Roulant

5.Tu non capisci niente Jack

6.Las Veglia

7.Che cazzo mi frega

8.Adesso sei pronta

9.Tornerò in Salento a vomitare

10.Bestemmierò (feat. Lino Gitto)

 

 

#FollowtheNoise…

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