Intervista ai Meds: Call Me White parla della doppia personalità di ognuno di noi

Il primo singolo dei romani “Meds” si chiama “Call Me White”. Noi li abbiamo intervistati per saperne di più!

Ciao ragazzi, partiamo con la domanda più banale… perché “Meds”?

Ciao a voi! In inglese si usa il termine ‘meds’ per indicare un insieme di medicine che vanno prese continuamente per stare bene, ma è anche un termine gergale che sta per ‘droghe’ quindi il motivo concettuale si spiega un po’ da se’. Eravamo comunque alla ricerca di un nome che fosse breve e immediatamente riconoscibile.

Com’è costituita la vostra formazione e come è nata?

I Meds sono Amato Scalbi, Luca Frasca e Luca Scarfidi. Ci siamo conosciuti perchè nonostante suonavamo in band distinte, spesso condividevamo il palco, fino a quando, chiuse le rispettive esperienze, abbiamo deciso di creare un nuovo progetto in cui far confluire le nostre idee.

Che artisti vi influenzano di più?

Se si parla di artisti in generale ce ne sono molti a cui si potrebbe far riferimento, non solo musicisti, ma anche scrittori, grafici e registi. Il filo conduttore che li unisce e che rappresenta per noi, forse, l’influenza più grande è la totale dedizione alla propria arte e la forte tendenza a voler fare qualcosa di assolutamente personale. Da un punto di vista strettamente musicale, anche se la lista sarebbe molto affollata, possiamo citarti Radiohead, Moderat e Alt-j.

Avete gusti affini o siete diversi tra voi?

Diversissimi! Si spazia dai Pink Floyd a De Andrè, ma anche l’ultima trap o le suite alla Godspeed you!Black Emperor. Abbiamo ascolti complementari anche se poi, come si diceva nella risposta precedente, c’è una certa sovrapposizione che ci ha permesso di gettare le basi per questo progetto.

Il vostro primo singolo “Call Me White” ha ben poco di italiano… com’è nato?

Quando abbiamo fatto gli ascolti di tutto il nostro materiale per capire cosa portare all’interno del nostro primo lavoro in studio ci siamo resi conto che c’erano belle idee ma mancava qualcosa che fosse più immediato, un ipotetico singolo per intenderci. Abbiamo iniziato a lavorare e in maniera inaspettatamente naturale è nato questo brano che ha un retrogusto pop. Il risultato ci è piaciuto molto e abbiamo riportato lo stesso approccio durante la costruzione degli altri brani.

Meds
Nel videoclip si vede una figura senza volto, cosa rappresenta?

Call me White ruota intorno al concetto che in ognuno di noi convivono due personalità; non intese come bipolarismo, ma come la naturale tendenza, propria dell’Uomo, a dividersi in due in ogni processo decisionale. Chi non si è mai trovato in una situazione in cui parte di sè voleva fare o dire una cosa e l’altra parte la cosa diametralmente opposta? Allora, l’assenza di un volto, indica la mancanza di un’identità, l’incapacità di prendere una decisione. Allo stesso significato si possono ricondurre tutti i personaggi che compaiono nel video: l’uomo spaccato in due e sfilacciato è molto evocativo.

Cosa volete comunicare con la vostra musica?

Questa è una domanda molto complessa. La musica suscita in ognuno di noi emozioni molto differenti. Un brano può regalare gioia ad una persona e malinconia ad un’altra, indipendentemente dal significato che l’artista ha voluto dare al brano. Il nostro obiettivo è quello di far emozionare, se c’è questo c’è tutto. Poi in un secondo momento si può parlare delle storie e le riflessioni che compaiono nelle nostre canzoni.

Quali sono i prossimi passi? Avete date live?

Siamo in piena fase promozionale. Nel brevissimo futuro ci concentreremo per portare il progetto all’attenzione di più pubblico possibile attraverso la Stampa e le Radio. Verso Giugno inizierà un breve tour acustico in cui suoneremo le canzoni cosi come sono nate. A Ottobre invece è previsto un tour con il set completo, ci saranno elettronica in gran quantità, chitarre e un visual mapping show. Sarà bello.

E’ in previsione un ep o un disco?

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