Galaxies: musica sperimentale e d’autore. L’intervista a Jude

JUDE GALAXIES

In occasione della recente uscita di Galaxies, l’ultimo singolo di Jude in collaborazione con Lemonade, abbiamo intervistato l’Artista per farci raccontare questo nuovo progetto.

 

Carlo Castagna, in arte Jude, ha dato vita ad un lavoro a base strumentale e dal forte carattere sperimentale, decisamente innovativo e lontano dai canoni dell’attuale music business.

 

Ecco cosa ha raccontato a Francesca Maria Lovati:

 

Ciao Carlo, come nasce il progetto Jude?

Jude nasce dopo alcuni anni in cui avevo smesso di suonare nelle band, ed avevo proseguito a fare musica da solo. In questi anni ho comunque continuato a suonare per conto mio e a registrare molte cose (diverse tra loro) nel mio studio. Jude prende forma anche attraverso queste registrazioni ed è il primo progetto da solista che propongo e che rendo pubblico.

Qual è stata l’idea all’origine?

L’idea era di fare musica interamente strumentale, dove potermi esprimere liberamente, ed esternare e dire tutto ciò che sento, ispirato anche da molta nuova musica, generi e gruppi che ho iniziato a conoscere, a partire proprio da quel periodo.

Vuoi parlarci di Galaxies? Approfondiamo il discorso che è alla base della tua composizione.

La composizione, in questo caso non soltanto mia, perché i testi sono di Lemonade e hanno un bel peso. Rappresentano, per me ,il 50% dell’intera realizzazione.

Alla base della composizione di Lemonade, risponde lei stessa: “Galaxies is a song I wrote to my lover who is stranded a country away.   He’s alone, sometimes worried, and has insomnia that makes his days into nights. I want him and everyone who is in isolation to know that he and they are not alone. Someone loves you and is waiting to see you again.”  

Per quanto riguarda la musica, scrivo da sempre attraverso sentimenti, immagini, ricordi, emozioni, stati d’animo e tutto quello che provo in un dato momento. A volte tutto può partire da un suono, un’idea, una bozza che poi dà vita a tutto il resto. Finita questa prima parte, Helen si occupa del testo e della voce. Credo che sia l’unica persona in grado di fondersi così bene con questa mia musica.

Quindi Lemonade è un sostegno portante della tua musica e del progetto Jude. Come nasce questo sodalizio, e quali sviluppi potrà avere?

L’incontro con Lemonade avviene attraverso Soundcloud. Lei ha ascoltato alcune mie tracce e mi ha scritto un messaggio dicendomi che le sarebbe piaciuto poter cantare su un mio brano. Trovandoci in sintonia ne abbiamo realizzati insieme anche altri due, così le ho proposto di fare un Ep, intitolato “Shout“, che è stato pubblicato lo scorso anno come Jude Project. A seguito di questo Ep abbiamo pubblicato tre nuovi singoli che diventeranno un nuovo Ep.

Per il progetto Jude spero possa continuare questa collaborazione a distanza. Lei è perfetta per questa musica ed amo i suoi testi e il suo modo di cantare, anche se Jude tornerà in futuro ad essere musica strumentale, così com’è nata.

 

 

 

La tua musica è decisamente particolare, una forma sperimentale di arte raffinata e culturalmente rilevante. Cosa vuol dire per te affrontare l’attuale “frivolo” mercato musicale con una produzione decisamente di spessore?

Con il progetto Jude non affronto alcun mercato, la musica è così ampia e varia… So benissimo che è una musica particolare, ma non scrivo necessariamente per un pubblico o per il riscontro che posso ottenere, anche se credo che al cuore di qualcuno la mia musica possa essere arrivata. Ad oggi è più facile arrivare ad un grande pubblico o a più persone facendo cose commerciali, o ripiegandosi a fare cover, talvolta è più semplice per un deejay. Ma non è questa la natura del mio progetto.

Rimanendo in tema: qual è il prezzo da pagare quando si rema controcorrente proponendo cultura, e non semplici “canzonette”?

È quello di perdere o far rimanere nell’ombra tanti nuovi talenti o musica interessante, che in questo Paese fa difficoltà ad emergere, ad avere un futuro o un contratto discografico pur facendo musica di un certo rilievo e spessore.

Non so se il mercato italiano voglia questo… mi è capitato di percepirlo in alcuni concorsi per esempio, e poi basta accendere la radio per rendersene conto. Per alcuni generi ancora poco conosciuti e ascoltati nel nostro Paese credo sia più difficile, più facile probabilmente rivolgersi o proporsi ad etichette straniere.

Progetti futuri?

Attualmente ed in prospettiva di un futuro, sono dentro alcuni progetti, da pochi mesi sto suonando in un nuovo gruppo, un trio, composto da due carissimi amici e bravi musicisti: Penny Santiago alla batteria e Raimondo D’Orazio al basso, io alla voce chitarra e synth, ed eccetto nel periodo della quarantena che tutti abbiamo conosciuto, stiamo facendo un lavoro certosino nell’arrangiare e strutturare dei brani per la registrazione di un nuovo album di inediti che come genere tornano un po’ alle mie radici. Questo progetto racchiude brani anche del progetto Monark e del progetto Jude ed altri che, appena possibile, porteremo nei locali dal vivo.

Sono chitarrista nella band di Loris Dalì, che è un bravo cantautore, cantattore e cantastorie con cui, in questo periodo, ho registrato alcune chitarre per un suo futuro Ep, e nel periodo della quarantena è stato pubblicato un suo bellissimo brano “Nel Frattempo” del quale ho realizzato mix e master.

Ed altra mia musica in cantiere alla quale sto lavorando…

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