Donno e l’Alchimia Musicale di “Io Siamo, Tu Siete…Essi?”

Donno

A due anni di distanza dal debutto con “Dei e malanni”, il cantautore lombardo Donno, che ama contaminare il rock con l’elettronica, torna con il nuovo album “Io siamo, tu siete….essi?”. Noi di Indieffusione lo abbiamo raggiunto per farci raccontare l’evoluzione del suo progetto musicale. 

 

 

“Io siamo, tu siete…essi?” è il nuovo album di Donno, una lunga e intensa terapia personale. Le dieci tracce che compongono il disco sono state create quasi tutte durante il primo lockdown, in un momento di grandi dubbi e profonda riflessione nel quale l’artista lombardo si è lasciato trasportare dall’istinto nella scrittura dei testi ma soprattutto nel sound che mischia magistralmente rock ed elettronica.

Di seguito la nostra intervista…

 

Ciao Donno, complimenti per il tuo nuovo album, “Io Siamo, Tu Siete… Essi?”. Qual è il concetto che si nasconde dietro la scelta del “Io Siamo” e cosa vuoi comunicare attraverso questo titolo?

Ciao Indieffusione, intanto grazie! Io Siamo…mi ha sempre affascinato il fatto che in italiano “io sono” sia singolare ed “essi sono” sia plurale. Se ci si pensa a fondo arrivano un sacco di domande e di ipotetiche risposte! Tutto nasce dall’esigenza di comprendermi e conoscermi sempre più a fondo, però mi sono reso conto che tutto ciò che cerco dentro lo proietto fuori e le persone che incontro, le cose che vedo, mi raccontano molto di più di quanto potrei fare io! Un po’ come quando ti metti allo specchio o davanti a vari specchi. Tu vedi un sacco di versioni diverse di te, eppure sei sempre tu! Com’è possibile? Io penso che le persone e il mondo esterno, proprio come degli specchi, riflettano piccoli frammenti della nostra anima, e credo che il verbo “Essere” sia il verbo più usato ma per il momento il meno compreso di tutti.

In che modo hai sviluppato il concetto della complessità umana all’interno delle tue canzoni?

Ho semplicemente provato a prendere spunto dalle cose quotidiane, dalle emozioni che sembrano più banali ma che nascondono sempre le insidie più profonde. Parte tutto dalla domanda delle domande “Perché?”

Puoi raccontarci qualcosa riguardo al processo creativo dietro a questo lavoro? Quali sono state le principali ispirazioni che hanno dato vita a questo album?

Mi sono lasciato totalmente guidare dalle emozioni. Avevo bisogno di toccare con mano quali fossero le emozioni che stavo vivendo dentro. Ogni canzone l’ho vissuta come se fosse un album. Ho cambiato e provato suoni fino a quando non sentivo la pancia parlare.

Le canzoni dell’album sono state create quasi tutte durante il primo lockdown. Come ha influenzato questo periodo di incertezza e riflessione sulla scrittura dei tuoi testi e sulla composizione musicale?

Quel periodo, personalmente parlando, paradossalmente è stato un toccasana a livello artistico. Mi ha dato modo di elaborare tutte le emozioni provate fino ad allora stando completamente fermo, rivivere le mie storie  e tanto altro, mi ha dato modo di studiare molto e di esplorare i suoni. Non avevo altro da fare! Questo mi ha permesso di giocare come un bimbo, per questo è un album molto eterogeneo.

 

Donno

 

 

L’album è stato definito come un affascinante racconto di comprensione di sé attraverso l’osservazione del mondo. In che modo la tua visione del mondo e delle persone si riflette nelle dieci tracce di questo album?

Queste dieci canzoni sono dieci piccoli frammenti di me. Io mi rifletto in loro e loro in me proprio perché non avrei potuto scriverle se non avessi incontrato certe persone, visto certi posti. Mi sono reso conto che ogni persona che incontro non arriva a caso, ma arriva quando ho bisogno di imparare una precisa lezione. Queste canzoni sono, in qualche modo, le lezioni che ho imparato.

Ogni canzone dell’album sembra essere un mondo a sé stante. Come hai lavorato per garantire una varietà sonora e tematica e, allo stesso tempo, un filo conduttore e cosa desideri che gli ascoltatori percepiscano attraverso ciascuna traccia?

Il pilota di questo album sono le emozioni, ma la bussola è lo stupore. Mi sono stupito nel guardare le canzoni crearsi quasi da sole quando trovavo i suoni che mi suscitavano stupore e che mi davano la percezione di quell’emozione che provavo a far uscire. Mi sono dato molti pochi paletti per poter sperimentare. Credo che il filo conduttore sia proprio la traccia lasciata da questa scelta e dal modo in cui ho cantato l’album. In realtà non desidero che gli ascoltatori percepiscano qualcosa in particolare. La mia intenzione è semplicemente quella che ognuno possa rivivere il proprio vissuto emotivo attraverso una canzone che usa le stesse parole per tutti ma che poi le racconta in maniera diversa per ognuno.

Hai menzionato diverse influenze musicali, da Sting a Bring Me The Horizon. In che modo queste influenze si sono fuse nel tuo stile musicale personale, specialmente considerando la diversità di generi presenti nell’album?

L’ascolto di tanti artisti molto diversi tra loro dà sempre spunti interessanti! Penso che in generale sia proprio dai “mischioni” più disparati che nasce il nuovo. Ho voluto mischiare il lato cantautorale e più viscerale con quello dell’elettronica più moderna o della synthwave degli anni 80. Nel mio album c’è un po’ di tutto questo e gli ascolti sono sempre fondamentali per trovare il proprio stile.

“Chiara” è uno dei singoli che anticipano l’album. Puoi approfondire il significato di questa canzone e come si collega al tema generale di “Io Siamo, Tu Siete… Essi?”?

In sintesi “Chiara” è una persona libera. Una persona che sa che la libertà e la felicità hanno un caro prezzo, ma è ben disposta a pagarlo sbattendosene allegramente di quello che gli altri possono pensare. Come si collega a questo album? “Chiara” può essere tante cose, tra queste potrebbe essere la personificazione al femminile del mio lato creativo o il desiderio più profondo di Donno, o quello che Donno cerca. 

Hai menzionato che questo album è stato una “lunga e intensa terapia personale”. In che modo la musica e la creazione artistica hanno contribuito al tuo percorso personale di crescita e auto-comprensione?

Quando scrivi una canzone attraversi varie fasi: la bozza, la ricerca del suono, la correzione del testo, della struttura eccetera. Tutti questi passaggi fanno sì che entri sempre più in simbiosi con quanto inizialmente hai scritto, e soprattutto cominci piano piano a capire cosa significa davvero ciò che hai scritto. Quando i lavori terminano inizi a vedere o a sentire quell’emozione in maniera diversa:l’hai superata o, quantomeno, non ti tocca più come prima, sei pronto ad esternarla, e per me questa è terapia 

Il brano “Ammesso Che” è descritto come un dialogo con la propria mente. Puoi condividere in che modo hai affrontato il tema del cambiamento e della resistenza interiore?

È una domanda a cui desidero non rispondere! Mi piacerebbe che provassi a darti una risposta tua personale e che ci provasse chiunque ascolti questa canzone. Posso solo dirti che la mente è un po’ una spada di Damocle. Ognuno di noi dovrebbe imparare a capire quando è meglio darle retta e quando invece è meglio mandarla a quel paese.

Infine, puoi condividere con noi i tuoi prossimi passi dopo l’uscita di “Io Siamo, Tu Siete… Essi?”? Hai già nuovi progetti o collaborazioni in cantiere che possiamo anticipare?

Posso dirvi che cercherò di promuovere l’album facendo più concerti possibili, e che da tempo sto già lavorando al terzo album. Inoltre sto suonando il basso e arrangiando i brani in una band che si chiama Smatik in the Jungle. Per ora non aggiungo altro, se non che è stato un piacere rispondere alle vostre belle domande.

 

 

 

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