Changes: jazz e sperimentazione nel nuovo album di Claudio Leone

Un sound duttile e moderno, capace di dar vita ad atmosfere estremamente diverse tra loro, inserito nel solco del jazz contemporaneo e aperto al cambiamento, alla trasformazione continua e alla sperimentazione. Si presenta così Changes, secondo disco che porta la firma del talentuoso chitarrista romano Claudio Leone uscito per l’etichetta Emme Record Label.

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La formazione che ha lavorato alla registrazione dell’album Changes, completata da Stefano Battaglia al contrabbasso e Francesco Merenda alla batteria, ha all’attivo decine di concerti nei più importanti festival italiani e si caratterizza per un sound originale, per una ricerca sonora di alto livello e soprattutto per una forte dedizione all’improvvisazione.

 

Quest’ultimo elemento, sicuramente legato all’estemporaneità e all’enfasi del momento, è fondamentale per un artista perché riflette la sua crescita interiore e di conseguenza la sua evoluzione musicale. Non a caso c’è sempre qualcosa di affascinante nei mutamenti: più questi appaiono radicali, più determinati elementi tendono a rimanere gli stessi, facendosi sostrato di una nuova fase creativa. Changes, infatti, rappresenta una riflessione sui cambiamenti, sulla ricerca del suono, sulla sperimentazione che negli ultimi tempi sta portando la  musica jazz verso territori e universi ancora incontaminati.

L’esempio più lampante è legato al brano The Winter In Boston che appare due volte nella tracklist e che è stato composto diversi anni fa per un altro lavoro discografico. Una dimostrazione efficace di come sia impossibile suonare due volte uno stesso brano allo stesso modo, a distanza di anni e persino a distanza di minuti. Una composizione raffinata dal carattere onirico e dalla forte componente contemporanea caratterizzata da una forte sospensione e da una cadenza ritmica accattivante e variegata. Diverso è il caso di Changes, title track dell’album che fonde l’armonia jazz e l’andamento swing con suoni distorti e a tratti aggressivi che stringono la mano al rock. Con Tre, invece, quinto brano del disco, torniamo ad atmosfere più tradizionali e a un’improvvisazione che ci riporta ad un jazz più vicino al bebop, mentre con Hope, ultima composizione di questo lavoro e brano dal sapore più malinconico, la chitarra di Claudio Leone ben si incastra con le note scandite del contrabbasso di Stefano Battaglia e disegna un ultimo affresco dalle sonorità mistiche e spirituali. Un disco, dunque, dalle mille sfaccettature in cui il cambiamento rappresenta il vero e unico filo conduttore.

TRACKLIST

Changes

Gracefully Falling

The Winter in Boston – Long Version

Iron

Tre

The Winter in Boston – Short Version

No Cachet

Hope

#FollowtheNoise…

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